Tab Article
In questo saggio vengono analizzati i motivi della genesi del tema dell'indecostruibile nella filosofia di Derrida, investigando le conseguenze teoriche che la sua introduzione ha avuto sul pensiero della decostruzione e approfondendo il suo rapporto specifico con la nozione di evento. Nel corso della trattazione vengono avanzate tre tesi. La prima è che nella filosofia derridiana non vi sia alcuna "svolta etica" e che i temi etici presentati più marcatamente nella tarda produzione dell'autore siano già contenuti in nuce nelle prime opere. In secondo luogo si sostiene che l'emergere di nuovi campi d'applicazione del discorso decostruttivo a partire dagli anni '80 sia in parte dovuto alla reazione di Derrida al misreading del suo pensiero a opera degli studiosi statunitensi e dei critici del postmoderno. Infine si dimostra che la scomparsa del termine différance in favore della maggiore attestazione degli "indecostruibili" - così vengono caratterizzate per esempio la chora e la giustizia - è dovuta alla comune referenza di questi termini alla nozione di spaziatura. Sulla base di queste tre tesi si propone che l'indecostruibile sia il nome che Derrida attribuisce all'attitudine originaria di apertura verso l'evento messianico della venuta dell'altro, al lasciar-spazio che rende possibili il suo arrivo e la sua accoglienza.